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Un piccolo miracolo

Un piccolo miracolo

19 febbraio 2014 - Intrattenimento
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Entrando nel magazzino si fece distrarre dalla merce stipata, il vizio di rubare metodi e visioni, cercava la logica di fondo, per riprodurre il quadro. C'era il luogo di transito, l'angolo delle consegne, gli scaffali delle scorte, tutto sommato confuso, improvvisato, un metodo personale, mutuato dalla scienza e adattato ai limiti.
Era questo lo stato d'animo quando vide quell'essere, nell'istante che si concede agli estranei per valutare, frullarono nella sua testa qualche migliaio di pensieri, natura, etica, estetica, morale, stava ripassando velocemente la sua personale enciclopedia, perché la sua prima domanda non detta fu
Quanto costa?”
Un egoismo di ludico possesso lo aveva vinto, una bambolina di una ventina d'anni, una bella ragazza in miniatura, le perfette proporzioni, la treccia dei capelli biondi, stava calcolando a spanne quanto fosse la scala: 1:1,8, voleva stare serio, ma i pensieri giocavano a fare i bulli, incitati dagli ormoni, come fossero allo stadio
Mettila nel bagagliaio... piegala nel portafoglio... sotto braccio come una baguette”
Stava giocandosi anni e anni di politically correct, di rispetto sincero e meditato nei confronti del genere umano, sembrava un test, non riusciva a mantenere seri i pensieri, una sovrapposizione di merci, complicato dalla perfetta tenuta mentale della gnometta, veloce di pensiero e di parola come fosse vera, uno sforzo di volontà lo manteneva distaccato, mentre in qualche parte del cervello un bambino stupido continuava a dire coglionerie, per farlo ridere, per tirarlo alla sua causa
costruiamo la casa dei puffi e la teniamo ai piedi del letto,la vestiamo come Saylor Moon”
Un sorriso bonario e domande di rito, non trapelava nulla all'esterno, un cliente modello, premuroso nella scelta, non sapeva quanto la bambolina, che non poteva sentire l'altra contrattazione, il bambino stupido tirava dall'interno i nervi del collo, una radiografia completa, ogni centimetro di quel piccolo miracolo, veniva vagliato, pesato, valutato, iniziava l'indagine scientifica, teorie sull'alimentazione, sul vestiario, in un improvvisato Voyager, si accavallavano teorie improbabili, dalla dieta del fantino, alle tutine infeltrite o qualche parente brasiliano esperto in rimpicciolimenti. Stava cercando di chiudere in fretta l'acquisto, che l'orda di infatuati che si era creata al suo interno, non aveva ancora toccato l'argomento sessuale in maniera esplicita, ma il timore divenne subito eco, due mani perfette, le dita affusolate, si sarebbero dette lunghe, in un universo parallelo, il bambino per misurarle aveva già trovato i centimetri di paragone, nello stesso momento che la miniatura si incamminava per cercare il materiale ordinato, dando il colpo di grazia al martoriato senso del pudore del malcapitato; un paio di jeans dipinti sulla pelle fecero gridare al miracolo, subito prima del delirio, l'orda di ormoni vestiti in pelle nera, giravano vorticosamente su delle moto Custom, il bambino gridava il Pin del bancomat, ipotizzando tariffe, santificando il libero mercato, mentre il tapino, per trovare una via di salvezza, pensava alle sante martiri, solo che i pensieri erano in scala 1:1,8.
Dopo fu oblio, la latta di vernice in mano, il tapino per salvarsi, fuori dal magazzino, disse fra sè e sé
si ma pure tu, non puoi mica presentarti così, mettiti almeno i tacchi”


 

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