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improbabile

improbabile

14 febbraio 2014 - Intrattenimento
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Le mani sul volante, un pensiero come passatempo, aggiungere variabili per il calcolo delle possibilità, per valutare il più precisamente possibile, la percentuale della eventualità di trovare un coglione contromano alla curva seguente. Pensiero viscido, come il periodo precedente,


non tutti i coglioni sono adatti alla bisogna, il particolare tipo di coglione che arriva contromano in curva lo è per eccesso o per difetto, ovvero, improbabile, “e muoia Sansone con tutti i cazzo di Filistei” coglione dalla incipiente calvizie, comunque...


una densità di traffico tra il rado e lo stempiato è ideale per lo scontro, un veicolo a velocità leggermente inferiore alla moderata che precede il coglione, ma che ha timore in curva e presunto coraggio sul rettilineo, una ossessione di freno e acceleratore, una lima sul nervo cervicale destro del coglione, che gli fa ballare la mano, una casualità di macchine che non danno speranza di gas aperto, di urlo liberatorio, manto stradale asciutto e liscio, carreggiata al limite minimo di agibilità, il coglione è solo o in alternativa porta di fianco un essere avvinghiato con tutte e due le mani sul maniglione della portiera, con le gambe rigide puntate su immaginari freni; salteranno le rotule come tappi di spumante a capodanno, l'essere lo sa, come sa che le anche spruzzeranno il liquido lubrificante dalle aperture procurate dai femori, non è una difesa razionale, ma una preghiera muta, irritante e offensiva, per il guidatore incallito. Oltre le prossime tre curve si dipana un dedalo senza più rette, il coglione conosce la strada, è sua, la vista in lungo e poco largo, in bici in motorino, con l'utilitaria e ora con il prodigio rombante cavalli, che viaggiano sul bordo del culo di una Panda 4x4, nuovissima, come antico è il suo guidatore, che per un involontario scherzo da candid camera, rallenta in prossimità di un nulla è lo mostra con il dito indice alla curiosa accompagnatrice, che chiede quel tanto da fare scalare di un paio di marce, 4750 giri, il piede comincia a prendere peso, la Panda accelera, davanti la sagoma di un vecchio Leoncino catarroso, uno sputo di sabbia bagnata sul vetro, onta e dileggio, un limite razionale corto, come i tre seguenti rettilinei, uno scomposto approccio di attacco, mutuato dalla falsariga del pandista incantato dai nulla, ora manca solo la curva giusta.


Alla fine gli risulta sempre altamente improbabile, un attimo in più, una macchina in meno, quel tanto di visibilità che attiva il freno, l'unica cosa che gli dà un penoso fastidio, nella remota possibilità, è il viso del pandista che lo indica come un nulla alla curiosità della sua accompagnatrice, il finestrino chiuso e nemmeno un po' di fiato per un vaffanculo.


 

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