"Arrivederci e buon ritorno a casa" la salutai così mentre chiudevo la porta e quelle dell'ascensore accoglievano la mia visitatrice. "Somiglia a Vilma", borbottai a mia moglie passando davanti alla cucina. Uscii sul terrazzo, mi sedetti accanto all'alberello, accarezzandone le foglie... "vedi cosa ti ho portato nonno! L'ho scelta io, adesso la portiamo in terrazzo, è una pianta bellissimissima. Ha detto il signore dei fiori che si chiama cumcat ma posso chiamarla fortunella. Pensa nonnino, quando sarà cresciuta alla tua altezza, fa dei frutti buoni buoni e così la nonna Rosa ci farà la marmellata per la merdendina del pomeriggio così la mangiamo io e te senza dire nulla alla mamma, quegli occhioni neri neri, sorridevano al pensiero di una dolce merenda sul terrazzo. Ha detto la maestra che bisogna aver cura delle piante perchè ci aiutano ad essere più buoni, ma io sono già buonissimissima, tu la devi innaffiare ogni giorno così cresce e possiamo raccogliere i frutti. Non ti preoccupare che ti telefono ogni mattina così non dimentichi di innaffiarla. Lo sai nonnino la signora maestra mi ha aiutato a fare un lavoretto per il mio papà? Ho fatto anche la confezione con la carta colorata è ho messo un bel fiocco azzurro con una stella gialla al centro, nessuno sa cosa c'è. Nonno, se mi giuri di mantenere un segreto ti dico una cosa! - Giuro stellina mia! - Allora, domani la mamma mi accompagna a Roma da papà così gli faccio vedere il mio regalo. Ma non dirlo a nessuno è una sorpresa. Quando torno ti faccio vedere come disegno le casette, sono fantastichissimissime, ciao nonnino ti chiamo al telefono per la piantina." ... Qualche refolo agitava le foglie dell'alberello della mia stellina: "ma posso chiamarla fortunella". Il sole stava lasciando quell'angolo del terrazzo, colpa dell'allergia altro che lascrime dissi tra me e me.