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Sala d'attesa

Sala d'attesa

21 marzo 2014 - Intrattenimento
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Mi ha ficcato gli occhi addosso, me li ha sparsi per tutto il corpo, come le puntine sulle lavagnette di sughero, io non stavo facendo finta di non guardare, perché sentivo i sibili di quelli che mi prendevano di striscio e potevo capire come mi aveva trattato il resto, così che quando ero tutto indolenzito la alzo agli occhi e lei mi sfugge di fianco, ma solo colle orbite, pronta a ricominciare. Fa la impudente con i bronci della bocca e cincischia con la vicina, ma solo perché non ha più il target anagrafico da almeno una diecina di anni, la preoccupa un poco la badanteria slava, che si legge Grazia quasi sulla mia coscia sinistra; infatti la scaltra massaia, sorreggitrice di mutuate stanche ossa, ha piegato con garbo Grazia e grazie a ciò, può ostentare la direzione del suo sguardo verso la metà del mio quadricipite sinistro e salire ad ogni tornata di pagina, ma infine questo non disturba l'infingarda, che non teme concorrenza, lo si capisce quando si comincia a strusciare i cosciotti da corritrice di mezzo fondo, come a dire non c'è gara. Con ben più sottile scaltrezza, mi segnala i punti di forza, il cosciotto con la giusta polpa e l'attrezzo dello struscio, una affusolata, lunga, candida mano, tenuta al naturale, che anche dal lontano del paio di metri la si riconosce sana, priva di micosità alle unghie, ben pasciute di cheratina, basta questo a ella per sbaragliare dal volto il piccolo cruccio, ha contato quante volte ho fatto su e giù con gli occhi e tabelle alla mano mi ha dato la percentuale di assuefazione. Infatti mi fa scattare d'improvviso la seconda fase, si mette a parlare fitto con la over, di tre quarti a me e mi lascia il tempo che voglio per dargli i punti, del cosciotto so già tutto e a parte lo stinco con relativo polpaccio, che mi appare limpido, il resto lo desumere da calcoli proporzionali, che è tutto infagottato da maglioneria, mi do una ragionevole stima di quasi tutto, manca solo il petto, che lei mi cela a mo' di dispetto, ma in vece della alonità di mistero che a noi maschi fa torcere il desiderio, anche il termine delle cosciotte, che sono attillate, mi è negato da Louis Vuitton formato famiglia, accovacciato come una micia e stretto al ventre.


Mi ha capovolto la situazione, due uncini arpionati ai miei occhi, sono legati alle dita più lunghe della sua mano destra, che continua sadicamente a strusciare la parte esterna del cosciotto accavallato, dal ginocchio fino al limite consentito al pubblico, lo fa come un moto involontario, mentre mi mette al corrente, per tramite della anziana spalla, di essere anche per certi versi colta, infilando una inopportuna citazione, che colpisce al mento la uditrice con diritto di replica, poi taglia il discorso come un binario morto e sale sulla coincidenza di un altro.


Nelle battaglie degli occhi sono bravo, nonostante gli uncini, riesco dolorosamente a divincolarmi a tratti e pur privilegiandola, distribuisco sguardi a destra e manca, senza mai mancare di informarmi a che pagina e giunta la slava con la sua Grazia, per mettere un po' di pepe alla contesa; il salotto di lei si rimpingua di un saluto amicale e di parole del come e del quando, la gamba accavallata per mantenere l'equilibrio del momento imposta un fiore di loto, che non mi fa vedere più di quel tanto il sotto della borsa, faccio finta che non è vero, senza però dare un giudizio, lei dopo il tempo minimo ritrova il vecchio equilibrio, ma resta rosa dal tarlo, proverà ancora la posizione, fino a un mio ciglio ombroso, che la rassicura sul segreto mantenuto, mi distraggo, lei mi carpisce l'attenzione con il subdolo stratagemma della condivisione di una leggerezza che porta il lieve del sorriso, posso aggiungere altre occhiate più spesse, come uditore di secondo grado ne ho acquisito il diritto, si gioca in campo aperto, come un inciampo i suoi occhi cadono sul cavallo e per naturale reazione al fallo si consuma la debacle, passato il congruo tra azione e reazione, la sua lingua non risponde al comando della morigeratezza e si permette un lungo sensuale giro delle labbra, tutte due, una alla volta, la punta della lingua oltrepassa il loro confine, anche l'anziana solidale per un istante la lascia sola, puntando lo sguardo sul dritto del muro, dopo il minuto di silenzio si apre un nuovo atto, una nuova scena.


Il prologo non sono riuscito a intenderlo, così dritto, di fianco alla porta, in attesa, lo sguardo che mi cercava di sponda, il broncio insoddisfatto.


 

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